È così: la mia vita non ha nulla di eccezionale.
O forse sì, ma solo perché è la mia e, si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua.
La mia esistenza è sempre stata immersa nella musica. Per mille motivi, a partire dalla passione dei miei genitori per la classica.
È stata una storia travagliata che, per iniziare e spiegare tutto ciò che ho da dire, dovrò raccontare [abbi pazienza], ma la prima cosa straordinaria che ho imparato in questo viaggio è che non è che una tra mille e più.
Cambiano leggermente contorni e scenari, ma ognuno di noi ha quella cosa che “quando ero piccola/o desideravo ardentemente essere [cambiare a piacere]. Ero bravissima/o, era tutta la mia vita e poi mi è accaduto che [cosa imprevedibile, destabilizzante o traumatica a libera scelta] e ho dovuto abbandonare il mio sogno. “.
Seguono anni di incertezze, dimenticatoio, dedizione ad altro e poi BOOM: ti svegli e ti senti incompleto.
Successo anche a te? Bene. Siamo in due. Siamo in molti. Mi sa che siamo “in quasi tutti”.
Ma la cosa incredibile che ho scoperto è che proprio quando ti rendi conto di non essere nulla di speciale, puoi scrollarti di dosso il peso e quella dannata ansia da prestazione.
E allora sì, che sei finalmente libero di fare qualcosa di unico.
Se ti va ti racconterò la mia, ancora incompleta, storia di rivalsa sul senso di inadempienza di quel passato. Mi ha insegnato un sacco sulla musica, su di me, sui miei limiti, sul trovare un posto nel mondo, su umiltà e dedizione.