Esistono poche cose al mondo affascinanti e complicate quanto la vita di una lucciola.
Vivono due anni nei meandri della terra, avendo come unico obiettivo il saziare una fame incontenibile.
Ma non per ingordigia.
Hanno due anni per accumulare tutto ciò che le terrà in vita.
Poi diventano adulte, pronte ad emettere luce.
Ma solo per poche ore, con un ultimo fondamentale obiettivo: dare un senso alla loro vita rendendo onore alla specie.
Hanno bisogno del buio per risplendere e portare a compimento il loro viaggio.
Si preparano a quel momento con caparbia e determinazione.
Una volta emerse dal suolo non potranno più nutrirsi.
Potranno affidarsi solo all’energia che sono state capaci d’incamerare negli anni della loro infanzia.
Pronte per quell’unico e finale volo.
Guardandolo da fuori, va da sé che il loro orizzonte non possa che essere piccolo e finito.
Ogni energia va centellinata per rispettare il ciclo della vita.
E allora cosa ci fa una lucciola su un tetto?
Perché io l’ho vista.
Quale scelta l’ha portata a rifiutare l’ovvio e l’istinto, tanto da spingerla ad allontanarsi per sempre da ciò a cui era stata predestinata?
In un gesto così estremo ed assoluto?
Impossibile saperlo per certo.
Ma credo che ognuno di noi dovrebbe provare a trovare il coraggio di guardare più in là.
A darsi un orizzonte più ampio e sfidante. Contro le regole.
A costo di poter godere della meraviglia di averci provato anche per un solo unico ed effimero istante.
Orgogliosamente fuori posto.
Come una lucciola su un tetto.